IL VIAGGIO DI ANDATA

SABATO 20 SETTEMBRE 2008, ORE 8.30: Nell’atrio della stazione do Porta Nuova a Verona, carichi di valige colme di vestiti e regali, arriviamo accompagnati dai nostri genitori, pronti a partire per la Germania! Ad accoglierci troviamo le ormai veterane dello scambio professoresse Ballerini e Mazzotta. Ci siamo tutti! Ci avviamo dunque al binario. Solo ora alcuni di noi si accorgono di avere un poesagerato con i bagagli: salire le scale con quel peso non è stato per niente facile! All’arrivo del treno salutiamo i nostri genitori e, tra pianti e risa, prendiamo posto negli scompartimenti a noi riservati. Con l’aiuto del nostro uomo (il Gian) sistemiamo le valigie, lasciando le più ingombranti nel corridoio. Ci sediamo in tre scompartimenti, più un quarto riservato alle profe. Puntuale come un orologio svizzero, il treno EC88 “Leonardo Da Vinci” delle 8.59 parte: destinazione Monaco di Baviera. Non siamo tutti entusiasti dell’esperienza che stiamo per fare, forse perché la prima parte dello scambio (avvenuta in primavera) non ha lasciato a tutti un ricordo totalmente positivo. Alessia in particolare piange per una decina di minuti. Il tempo passa abbastanza velocemente, anche perché ci spostiamo da uno scompartimento all’altro. In uno eravamo addirittura in 10, impegnati a mangiare, a scherzare e a leggere la rivista che avevamo comperato prima di partire. Verso mezzogiorno il treno si ferma per venti minuti al Brennero ed alcuni di noi ne approfittano per sgranchirsi le gambe e scendere, sebbene le profe avessero detto di rimanere a bordo. Alle 14.27 arriviamo a Monaco. Io (Elisa) mi accorgo di aver perso il portafogli e tutti mi aiutano nella ricerca. Niente da fare, il portafogli non si trova. Sono un po’ giù perché dentro avevo tutti i documenti e i soldi. La stazione è grande e particolarmente affollata, forse anche a causa dell’ Oktoberfest. Usciamo svelti e ci dirigiamo verso il pullman che ci aspetta per portarci a Dinkelsbühl. L’autobus è piccolino e le nostre valige vengono riposte in un rimorchio attaccato dietro. Il viaggio dura più del previsto poiché l’autista non conosceva molto bene la strada. Un’ unica sosta durante il viaggio, ed arrivo alle 18.15 circa alla fermata degli autobus del liceo di Dinkelsbühl. Le famiglie ci stanno aspettando. Scendiamo dall’ autobus per salire subito in auto: abbiamo poco tempo per mettere giù le valigie, mangiare qualcosa ed uscire alle 19 per assistere a un concerto. Ci rendiamo comunque conto che qui fa freddo!

Elisa Brutti

 

L’ARRIVO E L’IMPATTO CON LE FAMIGLIE

Il viaggio in pullman è stato abbastanza lungo: anche se il tempo previsto per arrivare era di 2 ore, con partenza alle 15.00 e larrivo alle 17.00, abbiamo impiegato quasi tre ore e mezza per il tratto Monaco-Dinkelsbühl, arrivando con ben un’ora di ritardo. Una volta a Dinkelsbühl l’autista del pullman ci ha fatto fare un mini giro turistico del centro e ci ha portati poi davanti alla fermata dell’autobus della scuola, dove ad aspettarci c’erano tutti i nostri partner. Una volta scesi c’è stato un momento di abbracci tra italiani e tedeschi (non necessariamente solo con i propri partner) e poi in fretta e furia tutti hanno recuperato le loro valigie e si sono allontanati in macchina. Il tempo per conoscersi quella sera purtroppo era molto poco: alle 19.00 dovevamo già tornare alla fermata per andare a sentire un concerto a Oettingen, per cui a casa non si è fatto in tempo a fare niente. Per quanto riguarda me, i genitori di Veronika quella sera non c’erano, quindi una volta a casa, dopo che la mamma di Beate, la partner di Elisa, ci ha accompagnate, ho visitato la casa e ho sistemato la valigia in camera. La famiglia di Veronika l’ho conosciuta la domenica mattina: una volta sveglia (alle 11.00) sono scesa per la colazione e ho trovato la madre, Patricia, con sua figlia Julia che facevano colazione e suo padre steso sul divano che guardava la tv. Dopo un po’ si è svegliato anche suo fratello Stephan ed è venuto a fare colazione con noi. Tutto mi è sembrato normale, come se avessi sempre fatto parte della famiglia: la madre era attenta a parlare lentamente per farsi capire, mi chiedeva cosa volessi da mangiare e mi trattava come una delle sue figlie, se non meglio! Ė stata disponibilissima ad aiutarmi a cucinare gli spaghetti con il pomodoro ed era una brava cuoca: sapeva cucinare anche italiano, infatti una sera ha preparato il risotto alla milanese!

23 Settembre 2008, Martedì sera 29 Settembre 2008, Lunedì mattina : Io e Veronika Io, padre di Veronika, René, Veronika e Patricia mangiamo spaghetti!

Quando parlavano tra di loro non capivo tutto quello che dicevano, ma pian piano ho imparato a comprendere il senso generale e anch’io sono riuscita a farmi capire in quello che dicevo, non importa se in inglese, tedesco o francese… solo più tardi ho cominciato a capire di più e a parlare più tedesco. La sorella di Veronika non mi parlava più di tanto, a casa non c’era quasi mai o, quando c’era, era malata; suo fratello, invece, è stato una settimana in Inghilterra quando io ero a Dinkelsbühl, quindi ho potuto vederlo e conoscerlo solo per due giorni, ma devo dire che mi è risultato simpatico e disponibile. Il padre non ho avuto modo di conoscerlo bene: era un tipo riservato e con me non scherzava, al contrario della madre; so solo che la pasta che martedì sera ho cucinato per loro gli è piaciuta! Durante la settimana sono venuta a contatto con un altro membro della famiglia: l’attuale fidanzato di Veronika, René. Lo considero come uno di famiglia perché conosceva i genitori di Veronika e praticamente era come se vivesse con noi: era sempre a casa nostra, pomeriggio o sera che fosse. Ha 19 anni e quindi ha la macchina ed era lui che ci accompagnava in centro o la sera al bar… oppure, quando non voleva uscire, rimaneva con Veronika a casa. Io però uscivo sempre: quando mi ricapita più???

Ilaria Totaro

LE DOMENICHE……

Domenica 21 settembre, secondo giorno del nostro viaggio, ma primo effettivo in Germania, dopo una lunga e bella dormita nelle rispettive case tedesche e dopo il pranzo in famiglia, ci siamo trovati in centro a Dinkelsbϋhl verso le 3 e mezza. C’ era piuttosto freddo e il sole si faceva vedere a momenti. I nostri partner tedeschi pensarono di fare un giro per il centro storico a bordo di un carro trainato da due cavalli. È stato divertente, anche se non capivamo niente di quello che ci spiegava la guida riguardo la città, perché parlava uno strano dialetto. Successivamente siamo saliti sulla torre della cattedrale di San Giorgio: 224 scalini… in tutto quindi 448!!!

Verso sera la metà di noi ha mangiato la pizza (troppo salata) alla pizzeria “Sorrento”. L’ altra metà ci ha raggiunto più tardi al “Vivo”, tradotto da Alessia come “Lebendig”!! E’ un locale molto carino, ovviamente italiano, e lì si è aperta una discussione tra le ragazze italiane, che è meglio non raccontare. Per la seconda domenica invece, i nostri partner hanno organizzato di andare a giocare a bowling per le 3 e mezza. Io e Claudia non siamo andate a causa di qualche problema di organizzazione e abbiamo passato la giornata in famiglia. Le nostre compagne però ci hanno riferito che il posto non era molto bello, soprattutto se messo a confronto con le piste della Grandemela. Dopo il bowling alcune sono andate in gelateria, altre a casa per poi ritrovarsi più tardi al “Vivo”.

Ylenia Vincenzi

 

 

IL PRIMO GIORNO A SCUOLA

Oggi, lunedì 22 settembre, è il nostro primo giorno al liceo di Dinkelsbühl. A prima vista il liceo mi ha dato due impressioni: l’ edificio vecchio è monotono però molto decorato (tra le decorazioni c’ erano anche delle scritte in cinese, alcune delle quali scritte in modo sbagliato oppure rovesciate), invece il nuovo edificio sembra un ufficio di un ente pubblico. Quando è iniziata la prima ora di lezione i nostri partner ci hanno lasciati nell’ atrio; da qui ci siamo recati in una grande aula, dove il vicepreside ci ha dato il suo benvenuto e si è scusato per conto della preside, che non poteva essere presente a salutarci a causa di un impegno ufficiale; in seguito la Frau Müller ci ha consegnato e spiegato il programma e poi abbiamo fatto il giro della scuola per imparare ad orientarci. Dopo la ricreazione si è verificato il fatto più importante della giornata: il rinfresco offerto dai nostri partner!! I cibi del buffet erano squisiti, ma un po’ pesanti per le 10 del mattino.

Finito il buffet ci siamo messi in marcia verso il centro perché avevamo un appuntamento con il sindaco di Dinkelsbühl. Quando lho visto sono rimasta stupita, perché era molto diverso da come mi aspettavo: avevo immaginato un signore sessantenne, barbuto, mezzo calvo e con la pancia da birra (un modo di dire cinese.. e anche tedesco!).e invece si è presentato un aitante signore sulla quarantina, abbronzato e vestito con la tipica giacca di Loden bavarese. Per una buona mezz’ora egli ci ha illustrato la storia della città e ci ha parlato dei gemellaggi di Dinkelsbühl con numerose città europee e con una città della Cina; purtroppo, dato che non ha pronunciato il nome correttamente, la sottoscritta non è riuscita ad individuare la zona in cui essa si trova. Dopo esserci congedati siamo scesi e al portone del municipio, dopo la foto di rito per il giornale locale, abbiamo trovato una giovane guida di nome Svenja che ci ha fatto fare il giro della città raccontandoci la nascita, lo sviluppo ed anche i minimi particolari della città. Alla fine ci siamo ritrovati davanti alla scuola per ritornare a casa. Per il pranzo ho assaggiato per la prima volta i Pfannekuchen (una specie di crêpes) sia dolci che salati: erano buonissimi . Subito dopo il pranzo siamo partite per Ansbach, un paese vicino a Dinkelsbühl,dove si trova un centro commerciale pieno di negozi attraenti: infatti alcune di noi sono entrate e hanno fatto fatica ad uscirne!

Beifei Wu

 

 

LE LEZIONI IN CLASSE

Essendo una buona osservatrice (testuali parole della prof.ssa Ballerini) devo raccontare la vita tra i banchi di scuola degli alunni tedeschi:

LUNEDI 22 SETTEMBRE, PRIMA ORA, MATEMATICA: Elisa, Claudia Tanita ed io entriamo nell’aula, ci accomodiamo ed osserviamo il Prof.: è concentrato sul suo registro, mentre gli alunni fanno rumore parlando tra loro (evidentemente di noi, poiché ogni tanto qualcuno si gira e ci fissa per qualche secondo) e solo dopo 10 minutisi alza e saluta con una voce alta e decisa. A questo punto iniziamo anche noi a seguire incuriosite la lezione: l’argomento del giorno riguarda la geometria analitica e purtroppo riusciamo a capire ben poco delle spiegazioni. Dopo 45 minuti e dopo aver rimesso le sedie sui banchi (caratteristica della scuola) ci spostiamo nell’aula di SCIENZE. Ci accorgiamo subito che è ben diversa dalle altre, in quanto è piena di animali imbalsamati e non solo…comunque è molto attrezzata (come il nostro laboratorio, del resto!!) Conosciamo la professoressa, che inizia subito a spiegare. Gli alunni prendono appunti e scrivono le definizioni dettate; nessuno interviene per chiedere chiarimenti o altro, perché l’insegnante è talmente concentrata sul discorso che nessuno può interromperla. Così discorrendo giunge al termine anche questa lezione, si ripete lo stesso procedimento di prima, cioè le sedie sui banchi, e si va finalmente a mangiare (dopo le prime due ore di lezione c’è infatti il primo intervallo). Ascoltare la lezione sui grassi e sulle proteine ci ha fatto venire fame!!

GIOVEDI 25 SETTEMBRE, PRIMA ORA, GEOGRAFIA: Assistiamo ad una lezione molto tranquilla (ho avuto l’impressione che gli alunni dormissero tutti!). L’argomento non ha catturato il mio interesse, quindi ho trovato la spiegazione alquanto noiosa. Gli alunni dovevano disegnare alcuni tipi di grafici sulle percentuali delle nascite e delle morti in un paese; ci è sembrato un po’ banale come argomento, ma siamo riuscite ugualmente a seguire.

SECONDA ORA, STORIA: E’ arrivato il mio svago! Storia! La materia che cerco di farmi piacere… ma è impossibile che succeda! Sono leggermente indietro rispetto al nostro programma e noi dobbiamo faticare per seguire ciò che dice il prof, la cui voce si sente appena. Gli alunni sembrano attenti e seguono sul libro. Mentre il prof spiega io mi “diletto” a chiacchierare con Elisa, così il tempo della nostra ultima lezione in Deutschland vola.

P.S.: Mentre io seguivo queste lezioni Ylenia ed il suo gruppo sono stati sottoposti ad una piccola interrogazione su Bayreuth; la loro reazione è stata di paura e agitazione. Davanti a tutti, per sdrammatizzare, Ylenia ha emesso una risatina che ha calmato un po’ tutti.

Katerina Stojceva

 

VISITA AL RATHAUS

Lunedì 22 Settembre dalle 10.45 alle 11.15, accompagnati dai professori, abbiamo visitato il municipio (Rathaus) dove il sindaco (Bürgermeister) ci ha accolti calorosamente. Ci ha parlato naturalmente in tedesco, ma per fortuna la prof. Ballerini ha tradotto gran parte di quello che diceva il sindaco, altrimenti non so come avrei fatto a fare questa relazione perché parlava in modo chiaro, ma piuttosto velocemente e alcune cose non le avrei capite. Comunque il Bürgermeister ha parlato, ovviamente, di Dinkelsbühl, che è un paese non molto grande, di circa 11.700 abitanti (addirittura più piccolo di Villafranca!), ma veramente bello e particolare secondo me, completamente diverso da come siamo abituati a vedere i paesi in Italia. Il sindaco ci ha spiegato che nel medioevo Dinkelsbühl era una forte città commerciale e che ancora oggi non possiede molte industrie, ma la maggior parte delle attività economiche sono concentrate nell’artigianato. Ha parlato anche dello scambio Villafranca-Dinkelsbühl, che ormai viene fatto ogni anno da nove anni; inoltre la città è gemellata anche con diversi altri paesi tra cui la Francia, la Romania, la Finlandia e ultimamente anche con una regione cinese che forse è quella originaria di Bei Fei (anche se non ne era sicura nemmeno lei!). La visita, secondo me, è stata molto interessante e il sindaco ci ha fatti sentire bene accolti nel “suo” paese. È stato bello anche perché il sindaco ha parlato di aspetti della cultura tedesca sui quali non avevo mai riflettuto, come il loro “conflitto interiore” fra l’orgoglio di essere tedeschi e il dispiacere di quello che purtroppo spesso questo titolo ha significato nel passato; comunque credo che ogni paese, non solo la Germania, abbia molti motivi per essere orgoglioso della propria identità e anche dei motivi per dispiacersene. Mi è piaciuto anche vedere le nostre facce sul giornale il giorno dopo! In generale l’esperienza dello scambio mi è piaciuta, soprattutto perché abbiamo avuto l’opportunità di vedere posti nuovi (e anche molto belli) e di conoscere persone che altrimenti non avremmo mai potuto conoscere.

Giada Allegrini

 

 

VISITA GUIDATA A DINKELSBÜHL

Lunedì 22 settembre, senza i nostri partner tedeschi, abbiamo visitato Dinkelsbühl accompagnati dalla guida Svenja. L’origine della nascita della cittadina è attribuita ad una corte reale dei Franchi. Invece, secondo una leggenda, fu un contadino che coltivava farro (=Dinkel) che donò il proprio podere a dei frati, i quali vi costruirono un convento. Questo si sviluppò e diventò la città attuale. Le mura che circondavano il villaggio erano dapprima in legno, poi ne furono costruite al loro posto altre in pietra, che era più costosa; per raccogliere il denaro necessario si dovette stabilire una tassa sulla birra.

Ci incontrammo davanti la Chiesa di St. Georg e la nostra prima tappa fu la statua di Christoph von Schmid (1768-1834), narratore e scrittore per ragazzi, nato a Dinkelsbühl. Durante la visita della cattedrale la guida ci fece notare che nelle decorazioni in pietra di una finestra erano raffigurate delle Brezel, un martello e un compasso, in ricordo dei panettieri e dei bottai del paese che avevano contribuito alla costruzione della chiesa. In seguito Svenja ci raccontò della “Kinderzeche”, una festa dove ogni anno viene rievocato, con una rappresentazione storica, un episodio leggendario della storia della città. Agli inizi del ‘600, durante la guerra dei trent’anni, la città era assediata dagli svedesi e così una ragazza di 14 anni di nome Lore, molto amata dai piccoli, prese per mano i bambini di Dinkelsbühl e chiese pietà al colonnello svedese, che impietosito risparmiò la città. La guida attirò la nostra attenzione quando ci mostrò il nido della cicogna chiamata Georg, che si trova sul tetto del vecchio municipio ed è videosorvegliato 24 ore su 24 tramite un sito internet molto frequentato. Poi vedemmo l’ospedale e l’ospizio degli anziani, dove un tempo vivevano dei monaci. Svenja ci raccontò che chi compiva un reato all’interno della città era sottoposto a pene più clementi che al di fuori delle mura. Per esempio, come punizione per i ladri vigeva “solo” il taglio delle mani. Alla fine attraversammo il Rothenburger Tor e avvistammo la Schranne, l’antico magazzino dove veniva stabilito il prezzo dei cereali, oggi trasformato in sala per feste e manifestazioni culturali.

Valentina Zevio

 

 

LEZIONE SU RICHARD WAGNER

La giornata di martedì procede,dopo due ore di lezione nelle classi,con un approfondimento su Richard Wagner nell’aula di musica che ci viene proposto da Herr Simon. Il professore comincia la sua lezione con un ascolto della famosa “Walküre” ,che tutti noi riconosciamo,e introduce il musicista descrivendolo come il più grande compositore del romanticismo tedesco; aveva una personalità complessa,era molto egocentrico,viveva nel lusso sebbene non avesse numerose ricchezze e coltivava idee rivoluzionarie che diventeranno fondamentali per il secolo successivo. Ad esempio,egli introduce il concetto innovativo del “Gesamtkunstwerk”,ovvero di un’opera d’arte globale che Wagner voleva racchiudere nelle sue opere, le quali dovevano essere un insieme di poesia, musica e rappresentazione scenica concepito dalla stessa mente; per questo motivo scrisse sempre da sé i libretti delle sue opere. La lezione continua con una spiegazione del “Leitmotiv” presente in ogni composizione; questo può essere considerato una piccola figura musicale,un cambiamento di melodia al fine di caratterizzare ogni momento,ogni persona,ogni emozione dell’opera.

Abbiamo ad esempio il motivo della nostalgia,della paura,dello sguardo,dell’amore,ecc. Ed a proposito di amore, Herr Simon ci introduce un’ elencazione delle opere principali partendo dall’ascolto del “Tristan und Isolde”, che narra di due innamorati che non possono stare insieme e muoiono tragicamente in un “Liebestod” (morte d’amore). Le opere wagneriane hanno la caratteristica di durare parecchio,in media sulle sei ore, e nemmeno Herr Simon, come ci confessa, riesce a sopportarle così a lungo! Passiamo poi alla descrizione dell’opera “Der Ring der Nibelungen”, un’imponente tetralogia che Wagner fece rappresentare nel suo teatro Festspielhaus. Questo teatro venne eretto dal compositore a Bayreuth (nostra tappa del giorno seguente) grazie agli aiuti finanziari del re Ludwig II di Baviera e fu progettato secondo i suoi ideali scenici e musicali. Infatti, per una questione di acustica, il golfo mistico del Festspielhaus è posizionato nettamente sotto il palco,molto più rispetto ai normali teatri, e il primo violino suona a destra rispetto al direttore d’orchestra, all’opposto della sua normale posizione; tutto questo in funzione di rispettare la sua idea di opera d’arte globale. Il professore ci propone poi il motivo di Sigfried, suonato da lui stesso con un corno, a cui dovrebbe seguire un ascolto dal “Tannhäuser, ma per inconvenienti tecnici l’ascolto viene deviato all’opera “ Die Meistersinger von Nürnberg”. E così, passando di opera in opera, il tempo vola… la lezione è già finta! Salutiamo e ringraziamo Herr Simon per l’interessante lezione e proseguiamo con il nostro programma.

Anna Chelini

 

 

LE PRESENTAZIONI POWERPOINT SUL TEMA COMUNE: “SULLE ALI DEL CANTO

Come avevamo fatto noi italiani per marzo, anche i nostri “colleghi” tedeschi hanno preparato delle presentazioni in formato Powerpoint riguardanti il tema dello scambio. I giorni a cui sono state dedicate le ore di presentazione sono stati martedì e giovedì; in totale abbiamo assistito alla presentazione di nove tematiche. Ad iniziare è stato Philip, il quale ha dovuto fare tutto da solo poiché il suo “aiutante” Andreas si è trasferito e non frequenta più il Gymnasium di Dinkelsbühl. La prima tematica presentataci è stata la “Romantische Straße”, la strada più conosciuta e amata della Baviera, lunga 336 km con inizio a Würzburg e fine nella città di Füssen. Ho scoperto che le città più importanti di questa “Ferienstraße” sono 12, a tre delle quali Philip ha dato maggior rilievo: Würzburg, dove sorge un castello nel quale si rifugiavano i perseguitati, Rothenburg ob der Tauber e Augsburg (Augusta), terza città della Baviera dopo Monaco e Norimberga. Tra le altre città della Romantische Straße troviamo anche la bellissima Dinkelsbühl. È stata una bella presentazione, ricca di immagini e con tanto di gioco di parole alla fine (Ende = Füssen)!! Non posso certo dire la stessa cosa della presentazione seguente, riguardante Wagner, sulla quale hanno lavorato Karl e Leo. Gli argomenti presentatici da loro ci erano già stati accennati da Herr Simon, l’insegnante di musica, quindi i ragazzi hanno pensato bene di proporre la vita e le opere dell’artista a punti, eliminando totalmente le immagini. Di questa presentazione mi sono rimaste impresse le tre opere: “Der fliegende Holländer” (storia di un capitano condannato a vagare per i mari con la sua nave finché non donerà fiducia ad una donna), “Lohengrin”(un cavaliere del Santo Graal) e “Die Meistersinger”, opera dal contesto medioevale che narra le avventure di un giovane fermamente deciso a sposare la sua amata. La prima giornata si è conclusa con Veronica e Beate che ci hanno spiegato brevemente, ma non per questo malamente, i punti principali delle città di Monaco e Bayreuth (di cui ci ha parlato anche l’insegnante di storia, Herr Kelch). Sono rimasta colpita dal fatto che durante l’ Oktoberfest vengono venduti circa 60 mila ettolitri di birra.

Karl e Leo Veronica e Beate

La seconda giornata è stata dedicata interamente alla musica, hanno iniziato Julia, Ariane e Janina presentandoci i cantautori Reinhard Mey (21.12.1942, Berlino), Udo Lindenberg (15.05.1946, Gronau) e Peter Maffay (30.08.1949, Romania); sarebbe stata una presentazione con i fiocchi se ci avessero fatto ascoltare anche qualcosa, oltre che parlarci solo di loro. Dopo i cantautori è arrivato il turno dei gruppi pop, presentatici da Franziska e Theresa; il primo gruppo di cui ci hanno parlato è “Die Toten Hosen”, dei quali abbiamo ascoltato una cover di “Azzurro” di Cementano! In seguito ci hanno spiegato qualcosa riguardo i “Fettes Brot” dei quali ci hanno proposto il brano “Bettine(zieh dir bitte etwas an), testo dedicato ad una presentatrice, che dopo aver ascoltato la canzone si è presentata in televisione ancora meno vestita di prima! Per finire ci hanno presentato i “Seeed” dei quali abbiamo ascoltato “Ding”; nel complesso è stata una bella presentazione, come anche quella di Caro, Nadine e Marlene che ci hanno parlato di musica pop, in particolare di “Ich + Ich”, “Die Ärzte” e dei “Wir sind Helden” con tanto di ascolto. Con Max e David è cambiato totalmente il genere di musica: infatti la loro presentazione riguardava Richard Strauß. Dopo averci fornito qualche indicazione sulla vita del famoso compositore e direttore d’orchestra, nato a Monaco, ci hanno parlato di “Don Quixote” e ci hanno anche fatto ascoltare un brano tratto dall’opera. Penultimi sono stati Hannes e Sebastian, che ci hanno “aperto le porte” della musica popolare nei secoli, facendo la distinzione tra “Volkslied” e “Kunstlied”; ci hanno fatto ascoltare e leggere il testo della canzone “Am Brunnen vor dem Tore”; i nostri partner hanno inoltre improvvisato un’esibizione, cantando tutti insieme un altro famosissimo Volkslied: “Die Gedanken sind frei”. Per concludere il tutto Nicole e Thomas ci hanno presentato i cantautori moderni, tra i quali hanno scelto Herbert Grönemeyer (autore, tra l’altro, dell’inno ufficiale dei mondiali 2006), Xavier Naidoo e Jan Delay. Nel complesso posso affermare che hanno fatto tutti un buon lavoro, anche se qualche presentazione poteva essere un po’ migliore!

Claudia Romano

VISITA A BAYREUTH

Mercoledì 24 Settembre, ore 8.00... si parte! Destinazione Bayreuth... La città si trova nella Baviera settentrionale sul cosiddetto Ramo Rosso del Meno ed è la capitale della Franconia superiore. Lo sviluppo della capitale avviene dopo la guerra dei Trent'anni, con l'arrivo nel 1732 della margravia Wihelmine, figlia di Guglielmo Federico I Re di Prussia e sorella di Federico il Grande, la quale fa costruire svariati parchi, castelli e un Teatro. Arrivati in città, ci accoglie la guida che come prima cosa ci mostra il “Canale Grande”...il canale vuole ricordare Venezia, luogo il in cui uno dei più celebri abitanti della città, Richard Wagner, è morto. Ci dirigiamo quindi al Teatro di Wihelmine, ma... è chiuso. Dobbiamo aspettare l'ora di pranzo per potervi entrare... Prossima tappa: la Villa di Wagner, “Wahnfried”: per arrivarvi dobbiamo passare per la piazza del mercato, all'incrocio fra alcune strade, e per questo chiamata “piazza delle Stelle”; curioso è il cartello che si trova proprio in questa piazza, sul quale sono segnalate direzioni e distanze delle varie città con cui Bayreuth è gemellata. Tra queste la guida ci segnala lo stato del Burgenland (oggi Land austriaco), stato dove nacque il compositore Franz Liszt, insieme a Wagner celebre personaggio che abitò a Bayreuth; fra le tante altre località gemellate, v'è La Spezia, non solo perchè era uno dei luoghi in cui Wagner amava passare la sue vacanze, ma anche perchè il sindaco di Bayreuth spesso vi trascorreva le proprie! Cammina, cammina arriviamo a “Wahnfried”, nelle cui vicinanze troviamo il Museo dei Massoni, l'abitazione di Liszt e il Museo di Jean (letto alla francese perchè amante di Napoleone,in realtà si chiamava Johann) Paul (letto alla tedesca), scrittore che riteneva che gli unici in grado di leggere i suoi libri fossero i Bayreuthiani, e paragonava la Birra allo Champagne. La villa di Wagner é costruita in stile italiano anche grazie all'aiuto economico di Ludwig II di Baviera, che adorava il compositore.

Il nome della villa deriva dalle parole tedesche Wa

hn (illusione, follia) e Fried, (pace, tranquillità) e viene spiegato nella frase che compare sulla facciata della casa: "Hier wo mein Wähnen Frieden fand – Wahnfried – sei dieses Haus von mir benannt." ("Qui, dove le mie illusioni trovano pace - Wahnfried - così chiamo la mia casa."). Sempre sulla facciata sono rappresentati il figlio di Wagner, Sigfrido, la Musa della Musica e il Dio Wothan, lo Zeus delle leggende nordiche, soggetti della maggior parte delle tragedie Wagneriane; il nostro compositore avrebbe preferito sulla facciata della sua villa una meridiana... ma essendo la casa rivolta a nord, forse non era esattamente quello il luogo adatto per la misurazione delle ore, e “tale posizione non poteva essere variata neanche da un egocentrico come Richard” (commento della guida). Su un lato possiamo osservare la raffigurazione di un avvoltoio e la costellazione del grande carro (Wagner = carraio-, cognome del vero padre, che però il compositore usò solo dopo i 14 anni; prima infatti egli portava il cognome del padre adottivo, cioè Geier = avvoltoio). Sul retro della casa si trova la tomba del proprietario, sulla quale non compare alcun nome perchè, come Wagner affermava, “tutti sanno che ci sono”. E proprio verso la tomba era rivolta la stanza in cui si trovava il suo pianoforte. La morte era simbolo di salvezza, e per la Massoneria, setta di cui egli era membro, con la vita ci si guadagnava l'eternità, e Wagner voleva esser eterno. Accanto alla sua tomba v'è quella del suo cane, Russ, in cui vedeva l’ unico amico fedele,. nonostante alcuni dei suoi amici gli avessero anche ceduto la proprie mogli... La tomba non è molto lunga: Wagner era alto circa 153 cm, nonostante sul passaporto avesse segnata un altezza di 163,5 cm. I trucchi per sembrare più alto andavano dal portare perennemente il cilindro allo stare sempre su un gradino più in alto rispetto alla moglie, Cosima ,figlia dell'amico Liszt, in realtà sua seconda moglie, che però ha avuto il merito di scrivere la biografia del marito e perciò quasi annullare il ricordo della prima moglie. L'amico Liszt era molto più famoso di lui all'epoca e perciò spesso era una pubblicità importante per il Festival Wagneriano, fondato appunto da Wagner nel 1876.

La tomba di Wagner La fontana dei quattro continenti

Ci dirigiamo in seguito verso la residenza dei margravi, il cui parco è in stile francese. Secondo l’ottica barocca i margravi erano i responsabili del Paradiso e perciò dovevano curare perfettamente la natura; essi fecero piantare anche numerose piante esotiche in una serra e non mangiavano mai frutti e ortaggi che nascevano dalla terra, perchè la terra era simbolo di peccato. Il castello ha una facciata molto imponente e un terzo piano solo per fattori estetici, e conteneva un'importante biblioteca in cui erano custoditi circa 2000 volumi. Sulla piazza antistante al lato della residenza affacciato sulla città v'è una fontana, che apparteneva al Palazzo Vecchio, ma venne spostata in questo punto dopo l'inaugurazione del Teatro. Tra le sculture della fontana si riconoscono i continenti fino ad allora conosciuti: Africa, rappresentata da un leone ed un uomo di colore; America, rappresentata da un indiano ed un animale fantastico; Asia, rappresentata da un uomo con turbante, i Turchi rappresentavano la religione sbagliata e per questo la testa di tale cavaliere era stata raffigurata sotto la zampa di un cavallo. Ed infine abbiamo l'Europa; rappresentata da un toro, simbolo di Zeus. La visita continua passando per la Chiesa Gotica, della stessa grandezza del teatro e del Municipio, da cui si intuisce che la città è protestante. L'edificio è in fase di ristrutturazione; cominciava a cedere perciò si è iniziato a pensare fosse costruito in pietra arenaria , ma durante i lavori si è scoperto che erano state sottratte delle pietre agli archi, forse per la costruzione di case. Nelle vicinanze della chiesa si trova il Museo di Christian Ernst, fondatore della Scuola Latina, liceo per sole ragazze, e che ebbe il merito di essere il primo ad istituire una borsa di studio per le donne. Mentre ci incamminiamo per raggiungere il Palazzo Vecchio la guida ci spiega che la caratteristica dei Margravi, protettori della città, era quella di essere molto chiari di carnagione (per esserlo ogni tanto si aiutavano con del borotalco) e molto robusti (anche se robusto in questo caso risulta un eufemismo...). Mangiavano molta carne e bevevano 6-7 litri di birra al giorno. Ci racconta anche del singolare modo usato dalle signore dell'epoca per difendersi dalle pulci... ponevano dei sacchettini di sangue sotto le gonne per attirare i fastidiosi animaletti, senza pensare al covo di pulci che si stava formando anche sotto le loro parrucche... Arriviamo al Palazzo Vecchio, sulle cui pareti esterne vi sono dei medaglioni raffiguranti i vari membri della famiglia dei Margravi: i vari titoli venivano indicati dal cappello indossato. Anche Apollo era considerato un loro parente. Wihelmine affermava che tale palazzo poteva esser paragonato per bellezza a quello di Berlino, ma era molto, molto più sporco... le uniche opere d'arte diceva fossero le ragnatele! Altra cosa di cui la margravia non era affatto soddisfatta era che il palazzo non potesse ospitare più di 70 invitati.

Un po' stanche e molto affamate ci dirigiamo all'ultima tappa della nostra visita: il Teatro. Per accedere alla platea, bisogna attraversare “Il Paradiso”, una volta illuminato da candele che

creavano molto fumo ed rendevano difficile la vista della “retta via”... per entrare nel teatro bisognava avere fede in Dio e nei Margravi: erano loro che conducevano alla salvezza. Proviamo l'ebrezza di attraversare il Paradiso e ci accomodiamo per assistere, tra un colpo di tosse e l'altro, ad un dialogo (ovviamente in tedesco) tra la nostra Margravia e Voltaire, filosofo che l'aiuta nella creazione del suo paradiso e nella cura della sua vera figlia... l'arte. Finisce lo spettacolo e per preparare le nostre “testoline” al pomeriggio che ci attenderà al Teatro Wagneriano, ci dedichiamo allo shopping sotto la pioggerellina “bayreuthiana”...

Claudia Pasquali

 

IL FESTSPIELHAUS DI BAYREUTH

Non sarebbe possibile parlare della musica tedesca e di Wagner senza citare il famosissimo festival creato nel 1876 dal compositore stesso, i Festspiele di Bayreuth. L’ egocentrismo e forse la presunzione dell’ artista risultano fondamentali per comprendere come questo evento annuale ormai conosciuto in tutto il mondo abbia preso vita. Non sarebbero infatti bastati i finanziamenti di Ludwig II di Baviera per creare una tale attrazione. Ciò che ha contribuito in maniera fondamentale al successo del festival è la sua esclusività. Già al momento della progettazione del Festspielhaus, il teatro di Wagner, quest’ ultimo aveva chiaramente espresso la sua volontà di impedire la rappresentazione di opere diverse dalle proprie all’ interno dell’ edificio, e perciò curò personalmente ogni dettaglio per permettere alla propria arte di colpire e sedurre il pubblico nel modo migliore. A ciò si deve la ripresa del modello greco e romano per l’ ottima acustica e la sistemazione del golfo mistico a una profondità tale da rendere impossibile agli spettatori la vista dei musicisti. Grazie a questo e ad una particolare struttura a “conchiglia” che copre l’ orchestra, i suoni dei numerosi strumenti vengono raccolti e miscelati per poi arrivare sul palco e da qui, dopo essersi uniti alle voci dei solisti e del coro, raggiungere chi assiste indubbiamente estasiato a questo spettacolo unico.

Altra particolarità tecnica è la collocazione dei tanti primi violini (ben quattordici) alla destra del direttore d’ orchestra anziché a sinistra, in modo da portare la musica direttamente sulla scena.

Wagner aveva inoltre pianificato tutto in modo da ostacolare ogni tentativo di distrazione. A questo scopo, vengono eliminati i palchi laterali, dal momento che chi li occupava si interessava più al pubblico sottostante che all’ opera. Per di più era ed è ancora fermamente proibito entrare in ritardo e mangiare, bere ed applaudire durante l’ esecuzione. Il fanatismo di Wagner raggiunse livelli tali da portare all’ ideazione di un nuovo procedimento per l’ apertura del sipario: non dal basso verso l’ alto, metodo che mostrava per prima cosa i piedi degli artisti, bensì dalla parte bassa e centrale del tendaggio verso l’ alto, ma con andamento laterale. Questi e molti altri accorgimenti hanno permesso la fortuna del festival, la cui gestione è tuttora affidata ai membri della famiglia del compositore. Ogni estate migliaia di spettatori, i quali spesso devono aspettare più di dieci anni per avere la possibilità di assistere alle opere wagneriane al Festspielhaus, arrivano in Baviera dai più disparati angoli del mondo. Quando la passione si unisce alla fissazione può succedere anche che un uomo che abbia cercato per tutta la vita la sua donna ideale cucia attorno al suo unico vero amore un abito nuziale esclusivo e perfetto. Ciò è accaduto a Bayreuth, quando Richard Wagner, sposando la Musica, ha voluto regalarle qualcosa che rendesse la sua festa unica ed eterna.

Nicole Bozza

 

 

 

VISITA ALLA BERUFSFACHSCHULE FÜR MUSIK

La nostra giornata di giovedì inizia con due ore di lezione, per poi proseguire con la visita alla vicina scuola per musicisti di Dinkelsbühl, la “ Berufsfachschule für Musik”. Davanti all'ingresso dell'istituto troviamo ad accoglierci il direttore e un'alunna dell’ultimo anno, che ci guideranno durante la visita. La visita ha inizio con qualche cenno storico sull'edificio che ospita la scuola, in precedenza un antico convento di monaci.

Ci vengono spiegate le modalità dell'esame di ammissione, che consiste nel suonare il proprio strumento, domande di teoria musicale e trascrizione su pentagramma di un brano ascoltato in sede d'esame. Dato che i posti sono limitati (70 alunni) e le richieste numerose, la selezione è rigida. Il programma di studio prevede due anni obbligatori seguiti da un esame di stato per diventare insegnanti di musica o musicisti professionisti e poi altri due anni facoltativi di specializzazione. Le ore di lezione a settimana sono venticinque. Tutti gli alunni studiano canto, suonano un secondo strumento a scelta e devono partecipare al coro ed ai vari concerti annuali. Nella scuola non ci sono solo lezioni di musica classica, ma anche moderna (rock, pop). Dopo averci fornito una spiegazione dettagliata sul metodo di studio, iniziamo l'escursione dell'edificio che si sviluppa su tre piani intorno ad un piccolo chiostro. Avanzando lungo i silenziosi corridoi della scuola, raggiungiamo due piccola aule dove assistiamo ad una lezione di flauto traverso e di pianoforte. Le aule sono molto piccole erano le abitazioni dei monaci. In seguito passiamo nell'aula relax, messa a completa disposizione per tutti gli alunni. Raggiungiamo una stanza più grande rispetto alle altre, e l'insegnante di canto ci intrattiene con una divertente “lezione” interattiva. A questo punto la visita è terminata, ma prima di andarcene firmiamo tutti il libro ospiti della scuola per immortalare il nostro passaggio.

Guadalupe Banterla

 

 

LA FANTASTICA, MERAVIGLIOSA, SUPERBA BIRRA TEDESCA

L’ impiego della birra in sostituzione all’ acqua, che, ne sono certa, farà rabbrividire i salutisti di oggi, è stato adottato dalla Germania in un tempo lontano. I Bavaresi sono un popolo notoriamente legato alla tradizione e tendono a portare avanti questa sostituzione già dall’ Alto Medioevo, quando l’ acqua potabile era impiegata per ripulire la città dalle scarti umani, che abbondavano ai lati delle strade. Il laghetto che si trova a monte di Dinkelsbühl veniva in tali occasioni aperto, in modo da permettere all’ acqua di fluire verso il basso e di trascinare con sé nel fiume sottostante quanto trovava lungo il percorso. Nel fiumiciattolo giungeva quindi l’ intera mondezza urbana e gli abitanti della piccola cittadina decisero saggiamente di non poter ritenere la loro acqua idonea alle necessità alimentari del popolo. Concorderete quindi con me e con i cittadini di Dinkelsbühl che l’ unico modo per permettere alla città di sopravvivere alla disidratazione fosse quello di bere birra, poiché il succo di frutta fu impiegato solo più tardi. Come testimonianza dell’ importanza della birra in Baviera possiamo inoltre aggiungere che questa è stata vitale nella costruzione delle mura difensive di alcune città tedesche (un esempio? Quelle di Dinkelsbühl!), non perché i muratori fossero costantemente ubriachi in protesta al misero salario, ma perché il denaro che la città utilizzò proveniva in gran parte dalle tasse imposte sulla dolce bevanda ambrata. Gli uomini e le donne di allora fecero enormi sacrifici pur di costruire la cinta esterna della città, e la popolazione odierna, conscia degli sforzi e partecipe nel dolore, li commemora ancora adesso bevendo le ardue sfide che un tempo affrontarono gli antenati.

Vediamo quindi ora come viene prodotta la birra, alcolico divenuto di largo impiego non solo in Germania, ma in tutto il mondo.

La famiglia Hauf, da cui sono stata ospitata per i dieci giorni dello scambio, si è gentilmente offerta di mostrarmi il funzionamento del “Brauhaus”, la loro fabbrica di birra. Si parte dall’ orzo, di cui viene scelta la qualità migliore e i cui chicchi vengono indotti prima a germogliare, poi a germinare per alcuni giorni. L’orzo germinato si chiama malto, e viene essiccato e tostato. Secondo il grado di tostatura raggiungerà un diverso colore e una diversa fragranza, che influenzerà sapore e aspetto della birra. Il malto d’orzo viene macinato e ridotto in farina, poi miscelato con acqua in una caldaia, fino a diventare mosto. A questo punto il mosto viene portato ad ebollizione e filtrato. In questa fase viene inoltre aggiunto il luppolo, il fattore che dona alla birra il caratteristico gusto amarognolo. Il mosto è poi lasciato raffreddare e fermentare in appositi recipienti. Questa fase risulta fondamentale nella produzione della birra, poiché lascia al lievito la possibilità di trasformare gli zuccheri presenti nel mosto in alcol e anidride carbonica. Dopo la fermentazione la birra viene travasata in appositi serbatoi, dove sarà lasciata a stagionare e maturare per 4-6 settimane. La birra verrà ora sottoposta a un’ulteriore filtrazione per eliminare le eventuali tracce di lievito. La birra risulta quindi pronta per essere confezionata (bottiglia, lattina o fusto) e consumata. Le ragazze che hanno partecipato assieme a me alla visita guidata, hanno ritenuto come me molto interessante l’esperienza della visita al “Brauhaus”, soprattutto perché da noi in Italia le fabbriche di birra sono poche. Ma, consapevoli di quanto sia ingannevole e sfuggente la mente umana, non ci siamo limitate e portare con noi solo ricordi presto sfocati... Ognuna di noi è ripartita con un minimo di 5-10 bottiglie di birra stipate nella valigia già piena, pronte per un lungo rientro a casa!

Tanita Buzzi

Carro della birreria Spatenbräu a Monaco, in occasione dell’Oktoberfest

 

 

 

WANDERTAG

Il 26 settembre ho avuto la possibilità di partecipare, insieme alla mia partner Carolin, al “Wandertag”, un’attività scolastica che nelle scuole tedesche si svolge una o due volte l’anno e che da noi non esiste. Come dice la parola stessa l’intera mattinata consisteva in una visita guidata in una località scelta dai professori e dagli studenti: la particolarità consisteva nel fatto che la meta doveva essere raggiunta interamente a piedi! O almeno questa era la teoria…In realtà siamo stati divisi in due gruppi (ogni italiano con il rispettivo partner) e mentre un gruppo ha rispettato gli “accordi” l’altro ha raggiunto il luogo designato in autobus. Io appartenevo a questo secondo gruppo. Dopo un breve tragitto in pullman siamo arrivati e Dennenlohe, una piccola cittadina, dove abbiamo visitato un castello dotato di un enorme parco. A illustrarci la storia e i vari ambienti del maniero è stato il barone Süsskind, che ancora oggi abita il palazzo insieme alla famiglia.

Evidentemente però la nostra guida non era stata informata del fatto che sarebbero stati presenti anche degli studenti stranieri e quindi non ci è stato possibile seguire la spiegazione nei dettagli. Il posto offriva comunque molto, presentandosi come una vera reggia. Il giardino era particolarmente piacevole, anche perhè abbiamo avuto la fortuna di visitarlo in una delle rare giornate di sole. Nel mezzo c’era persino un grande lago circondato da vegetazione di ogni tipo ( ad un certo punto siamo passati sotto un porticato naturale di bambù) che dev’ essere ancora più spettacolare in estate. La destinazione dell’altro gruppo invece era Wört, un paese a soli 6 km da Dinkelsbühl (ma che a detta di chi c’è stato a piedi dista almeno una cinquantina di kilometri!)… Una volta giunti alla meta hanno avuto giusto il tempo per un momento di relax tra un panino e l’altro prima di ripartire alla volta della scuola. Nonostante non avessi grandi aspettative per questa giornata devo dire che tutto sommato è stata interessante, anche se un po’ diversa dalle gite a cui siamo abituati noi studenti italiani.

Eleonora Zago

 

 

 

LA VISITA A MONACO DI BAVIERA

Il giorno 27 settembre siamo partiti per una fantastica giornata immersi nella folcloristica Monaco, con il suo frizzante clima da Oktoberfest. Il viaggio di andata è stato molto tranquillo e silenzioso, poiché noi ragazze italiane eravamo assorte nei nostri sogni, cioè dormivamo tutte quante, ognuna appoggiata alla vicina di posto… ed il tutto è documentato dalle foto che ci ha scattato la prof.ssa Ballerini!

La nostra visita è iniziata poco al di fuori dal centro di Monaco, al castello di Nymphenburg, un’austera residenza fatta edificare nel 1665 dal duca di Baviera Ferdinand Maria al centro di un enorme giardino di stampo inglese. Il castello è opera di architetti italiani; il giardino è suddiviso in una parte barocca, in cui sono presenti statuerappresentanti figure della mitologia greca,ed una parte detta “naturale”, in realtà studiata nei minimi particolari.

La visita è poi proseguita in autobus percorrendo la Ludwigstraße, dove si trova la Bayerische Staatsbibliothek, la più grande biblioteca comunale della Germania dopo quella di Berlino. Oltre alla biblioteca la guida ci ha fatto notare due fontane gemelle, poste sui due lati opposti della strada, che sono copie della fontana realizzata dal Bernini in piazza S. Pietro a Roma. Arrivati in centro ci siamo recati a visitare il Cuvilliés Theater, realizzato nel XVIII secolo dall’omonimo architetto francese in stile rococò, tipologia nuova proveniente dalla scuola parigina. La struttura originaria del teatro, prima dei restauri del 1850 e del secondo dopoguerra, aveva un sistema che permetteva di innalzare il pavimento della platea al livello del palcoscenico, in modo da creare una grande sala che veniva utilizzata per feste da ballo.

Cristina Di Vitofrancesco

 

 

 

FREIZEIT IN MÜNCHEN

La giornata è cominciata con una visita ai luoghi principali della città; a guidare gli spaesati ragazzi italiani muniti di “tedeschi” c’erano le professoresse Ballerini e Mazzotta, con l’aiuto di Frau ed Herr Müller e di un paio di guide intente a parlare una tedesco e l’altra un italiano piuttosto angosciante. Ma la cosa più importante della giornata è stata senz’altro il tempo libero, durante il quale quasi tutti si sono dedicati allo shopping!!! A Monaco, proprio nel periodo dello scambio, si svolgeva la tradizionale Oktoberfest e la città era piena soprattutto di italiani, venuti appositamente per partecipare alla festa in quello che i tedeschi stessi chiamano “italienisches Wochenende”. Abbiamo avuto modo di constatare il fatto con i nostri occhi, facendo la conoscenza di molti di loro; soprattutto nel locale più visitato di Monaco, l’hard rock cafè, ed ogni altro posto in cui vanno tutti all’una e mezza del pomeriggio (ristoranti e pub, o semplicemente Mac Donald’s). Per strada abbiamo trovato molte persone vestite con gli abiti tedeschi tipici da festa, tutti probabilmente in onore della festa della birra dato che spesso erano munite di enormi boccali di birra in entrambe le mani.

Dopo aver mangiato, o comunque dopo aver tentato di mangiare, tutti noi ci siamo divisi e siamo andati nei negozi che più ci interessavano: negozi di vestiti, profumi, souvenir, tabaccherie, bigiotteria ed intimo femminile; quindi tutti i negozi tradizionalmente visitati da turisti di diciassette anni. Purtroppo abbiamo avuto solamente poche ore di tempo libero, ma siamo riusciti ugualmente a comprare qualcosa, e alle 16:30 ci siamo ritrovati alla fermata dell’autobus; qui abbiamo ritrovato Andreas che dopo lo scambio in Italia è andato ad abitare a Monaco, e dopo un rapido saluto siamo saliti sull’autobus e abbiamo lasciato Monaco e l’Oktoberfest ai bevitori tedeschi, come è giusto che sia!

Gianluca Mazzi

 

 

 

VISITA A OETTINGEN

Lunedì 29 settembre siamo andati( solamente noi italiani) nella cittadina di Oettingen, un piccolo borgo distante 20 Km da Dinkelsbühl. Abbiamo atteso circa 20 minuti per l’ arrivo della guida, che somiglia vagamente ad Angela Lansbury. La “signora Fletcher” ci ha spiegato che Oettingen è un paese residenziale e che fino alla metà del XVIII secolo era diviso fra protestanti e cattolici. Le case cattoliche erano a traliccio, mentre le case protestanti erano in stile barocco, con molte volute, poiché un conte della famiglia Oettingen volle costruire in paese alcune case nello “stile moderno” nel 1600.

La vecchia residenza della famiglia Oettingen è andata distrutta perché costava troppo mantenerla. Resta un solo blocco di pietra con la data 1852 (data di demolizione). Vicino al castello distrutto c’ è il cimitero di famiglia. La famiglia regnante si divise nei rami Oettingen- Oettingen, protestanti, e Oettingen-Wallerstein, cattolici, che oggi continuano la dinastia, perché il ramo principale si estinse per mancanza di eredi maschi. Vicino alla residenza vecchia si trova anche la chiesa cattolica di San Sebastiano, che all’ interno è poco arredata. Conserva un organo, fabbricato dagli Steinmeyer, famosi artigiani di Oettingen. La chiesa protestante è più grande, più decorata e con più stucchi. Vicino alla chiesa c’ era il liceo,che oggi è una biblioteca. Ora congediamo Jessica Fletcher vicino alla nuova residenza, costruita in stile barocco, e salutiamo la guida del castello. La signora ci spiega ancora la storia dell’ eredità, e poi entriamo nel castello. Col tappeto rosso dei corridoi ci sentiamo anche noi persone importanti! L’ arredamento del primo piano è più sobrio rispetto a quello del secondo, poiché fino a cinquantanni fa la famiglia Oettingen viveva nella residenza, dove oggi ci sono uffici e magazzini. La sala da pranzo è grande e bella, ma fredda d’ inverno, nonostante il camino. C’è una tavola apparecchiata, per dare un’ idea del tipo di ricevimento che è possibile organizzare nel caso in cui la sala voglia essere affittata per nozze o altre cerimonie. Ci sono una sala da fumo (solo per uomini) e una sala per signore, tappezzata di damasco.

Il secondo piano era il piano dei ricevimenti. C’è una piccola sala-teatro, con un arco decorato e stuccato e con due putti in cima alle colonne. In un’ altra stanza è conservata una stufa di ceramica dipinta in grafite nera. Il sabato sera del nostro arrivo a Dinkelsbühl eravamo già stati nella sala dei ricevimenti del castello,per assistere ad un concerto un concerto di musica classica. Per molti miei compagni(anche tedeschi) non è stato molto interessante. Claudia Romano aveva ragione dicendo che eravamo“gli unici vestiti male” quella sera. Solo la professoressa Ballerini aveva un vestito elegante, che ovviamente era sotto a tutto il resto in valigia: così per tirarlo fuori rapidamente aveva dovuto mettere a soqquadro la camera!

La sala dei ricevimenti è molto grande, decorata e stuccata, in puro stile barocco. La temperatura è uguale a quella esterna, per cui i concerti devono essere programmati solo per il periodo estivo. Il soffitto è stuccato e affrescato con soggetti mitologici. Gli affreschi rappresentano le 4 stagioni, tranne l’ inverno, che è andato perduto. Sul soffitto ci sono anche coccodrilli e draghi( simbolo del male) oltre ad altri animali( cammelli, cavalli…).

Davide Tosi

 

 

 

IL PARTY DI ADDIO

Sabato 4 Ottobre La data riportata in alto è la data in cui questo documento è stato scritto. Qui voglio raccontarvi di un sabato sera di non molto tempo fa, ad essere precisi dello scorso sabato. Sabato 27 Settembre. Dopo una giornata passata nella splendida e troppo affollata Monaco eravamo tutti abbastanza stanchi, ma l'idea di un party ,si sa, ravviva gli animi di chiunque. La festa di addio era stata organizzata tutta in gran segreto dai nostri partner e questo accendeva nell'immaginazione di noi italiani grandi aspettative che, devo dire, non sono state deluse. Arrivati al posto dove si sarebbe tenuta la festa sono rimasta scoraggiata dal luogo non molto promettente (il retro di una palestra di squash) e come me anche i miei compagni; appena entrati, come era prevedibile, si formarono subito nella sala le due “fazioni”: ragazzi tedeschi da una parte e italiani dall'altra. I drink,le bibite, le birre abbondavano sulle tavole e sul bancone; chissà forse grazie a questi siamo riusciti ad abbattere le barriere italo-tedesche e a mescolare i gruppi.

La musica incalzava e proprio noi italiani abbiamo aperto le danze seguiti dagli altri che si sono lasciati prendere dal ritmo e inaspettatamente anche l'inossidabile Davide ci ha piacevolmente stupiti ballando insieme a noi! A festa inoltrata si potevano contare sulla punta delle dita le persone ancora del tutto sobrie, infatti, durante la serata abbiamo avuto anche qualche inconveniente ma per questione di privacy non farò né nomi né approfondirò ulteriormente. Alle due ormai la festa era conclusa ma non per questo si può dire che non ci siamo divertiti e a mio parere il sabato di cui vi ho appena parlato è stato il punto di incontro più significativo tra i due gruppi (italiani e tedeschi) che normalmente o per timore o per imbarazzo stavano sempre divisi.

Alessia Ballarini

 

 

 

I SALUTI & IL RITORNO A CASA

Martedì 30 Settembre:lo scambio con Dinkelsbühl è giunto al termine. La giornata comincia apparentemente come tutte le altre, si va a scuola con i partner tedeschi,

famiglie, sul cibo… Ci viene data un’ora di tempo per scrivere le nostre impressioni;finito il tempo a nostra disposizione abbiamo del tempo libero per fare un ultimo giretto della città: c’è chi si affretta a prendere gli ultimi regali,ma la maggior parte di noi si reca in panetteria per comprare le Brezeln, il pane tipico bavarese. Alle 9.45 ci troviamo dove sono riposte le nostre valigie, usciamo da scuola e ci rechiamo al parcheggio degli autobus, dove ci aspetta un pullman che ci porterà fino a Monaco. Lì ci raggiungono i partner tedeschi per salutarci prima della nostra partenza; è un momento piuttosto malinconico,in cui si mescolano la tristezza che comporta il lasciare tutti i nostri corrispondenti, con i quali abbiamo stretto un'amicizia che ha comportato diverse occasioni di scambio culturale, ed il desiderio di tornare a casa propria, dove ci aspettano i nostri cari. Ci si saluta con baci,abbracci e la promessa di vedersi ancora.

Poi il tempo a disposizione per i saluti finisce,si sale in autobus, ormai sono le 10 del mattino,e si parte verso la stazione di Monaco,durante il viaggio si ricordano i momenti più significativi dello scambio,le gite,le feste. Sale la nostalgia! Verso le 13 siamo arrivati in stazione e raggiungiamo il binario,dove poco dopo arriva il treno che ci riporterà a Verona. Riuscire a caricare le valige negli scompartimenti non è impresa da poco,anche perchè i bagagli contengono bottiglie di birra che potrebbero facilmente rompersi. Passata mezz'ora si parte. Il viaggio dura 5 ore e mezza,in tutto questo tempo c'è chi si rilassa,chi riesce a dormire,chi canta,chi scherza… Ormai la tristezza per l'addio alla Germania sta lasciando spazio alla felicità per il ritorno a casa.

Sono da poco passate le 16 quando arriviamo in Italia:nella stazione del Brennero,si leva un applauso per la gioia di sentirsi finalmente a casa. Anche se sembra ancora strano sentire parlare le parsone in italiano. Ora le tariffe per i messaggi e per le chiamate diminuiscono,perciò ci si può permettere di usare senza problemi il cellulare. Il tempo vola e in men che non si dica sono già le 19: sembra impossibile, ma siamo arrivati! Tutti ci guardiamo sorridendo, vedendo chi è venuto in stazione ad aspettarci: genitori, fidanzati, amici. Siamo a casa! Ci sono tante cose da raccontare: sono stati dieci giorni intensi, pieni di avventure e di divertimento, ma anche giorni in cui abbiamo imparato ad arrangiarci e a saperci destreggiare con la lingua. Insomma questo scambio è stato un'esperienza unica ed indimenticabile, che ci ha fatti crescere e che ci ha permesso di conoscere nuovi amici e posti stupendi!!

Alessandra Callino

 

 

Classe 4DL a.s. 2008-2009